L’accresciuta responsabilità degli amministratori  

La Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità 2022/2464 del dicembre 2022 (CSRD) prevede requisiti più stringenti per la redazione dell’informativa di sostenibilità delle aziende. Il fine auspicato è quello di aumentare la trasparenza e la comparabilità della rendicontazione sulle strategie ambientali, sociali e di governance (ESG).

Un aspetto meritevole di attenzione è, a tal proposito, la correlazione fra gli obblighi di governance e la responsabilità del top management.

La CSRD, infatti, sancisce la responsabilità collettiva dei membri degli organi di amministrazione, gestione e controllo dell’impresa, e specifica le sanzioni e le misure che gli Stati membri devono osservare in caso di violazioni della normativa nazionale di recepimento della Direttiva.

Pertanto, diventa irrinunciabile per le aziende perseguire sin da subito un’adeguata governance della sostenibilità che diventi parte integrante della gestione d’impresa. Si rivela, altresì, necessaria una due diligence che riguardi l’intera catena del valore aziendale (attività, prodotti e servizi, partnership commerciali, supply chain). 

La normativa europea impone all’impresa e, a fortiori, all’organo amministrativo, di “governare la sostenibilità”, facendone oggetto di strategia integrata a medio-lungo termine, includendo i fattori ESG nei piani aziendali e predisponendo assetti organizzativi adeguati (in linea con quanto sancito dall’art. 2086 c.c, II comma) al conseguimento degli obiettivi prefissati.

Emerge, dunque, la responsabilità che hanno gli amministratori nel loro operato, nel perseguire gli obblighi di disclosure, oltre che nella valutazione degli impatti in termini di sostenibilità delle loro decisioni e azioni.

Dunque, il management è chiamato a:

  • assumere decisioni confacenti ad uno sviluppo sostenibile, nel rispetto della transizione green, dei diritti dei dipendenti e dei consumatori e negli interessi degli investitori;
  • gestire rischi ambientali e sociali;
  • essere trasparente circa le strategie attuate, gli obiettivi e i risultati ottenuti, attraverso un’informativa dettagliata, chiara e affidabile basata su standard comparabili e riconosciuti a livello internazionale;
  • favorire un clima aziendale che consenta agli stakeholder di segnalare pratiche scorrette che avvengono all’interno dell’azienda;
  • implementare strutture e assetti interni in grado di affrontare contesti incerti e sfide future.

È di tutta evidenza che per evitare che la sostenibilità rimanga un fine da perseguire nell’”Iperuranio” platonico, sarà necessario proprio che gli obiettivi di sostenibilità si traducano in obiettivi aziendali che diventino tali anche per la remunerazione variabile dei dipendenti. Tale aspetto è fondamentale per la misurazione delle performance che è un esercizio concretissimo e non certo astratto.