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È ormai da molti mesi che sono silente e forse faccio un favore a tanti, ma ora sento il dovere di scusarmi con chi mi ha seguito perché debbo prendere atto che ho sbagliato le mie analisi e le conseguenti previsioni. Infatti, ho affermato che la recessione nel nostro Paese non era finita, mentre autorevoli voci governative e non hanno dichiarato il contrario. La stessa situazione si coglie in Europa, dove si parla di ripresa … lenta.

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(10) Segue: Le prospettive…

Ebbene sì, voglio riprendere il filo del mio discorso iniziato, ormai, da più di un anno.

Non mi induce a ciò la constatazione che talune delle mie considerazioni hanno avuto riscontro negli accadimenti, né la conversione che mi capita di cogliere leggendo o ascoltando dichiarazioni di questo o quel «politico» o di qualche esponente dell’informazione resa dai media, bensì la voglia di capire la differenza tra quanto si dichiara di voler fare e quanto sarebbe, a mio modesto parere, necessario fare.

 

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(6) Segue: Le prospettive…

Nel 1948 - in occasione delle seconde elezioni in Italia con il suffragio esteso all’intera popolazione maggiorenne, le prime avevano riguardato nel 1946 il referendum «Repubblica-Monarchia» - i manifesti erano lo strumento più tipico e diffuso della campagna elettorale. Occorre considerare, al riguardo, la scarsa alfabetizzazione degli italiani a quell’epoca e l’assenza dei mezzi di comunicazione oggi imperanti.

 

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Eccoci a raccogliere sotto l’albero di Natale, spartano come si confà all’attuale periodo recessivo, due sorprese (?!): la dichiarazione della propria candidatura a “premier” alle prossime elezioni da parte del presidente Berlusconi; l’annuncio, più o meno coevo, delle proprie dimissioni da parte dell’attuale premier, il presidente Monti.

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