Mi viene in mente il detto della vecchina che non voleva morire, perché c’era sempre qualche cosa di nuovo da imparare. L’effervescenza politica del 12-13-14 agosto ne è una dimostrazione, giacché ci presenta un ribaltone rispetto al grido “alle urne, alle urne”, con ex nemici che immaginano possibili alleanze ed i “fautori del voto subito” che riflettono sulla possibilità di formare una nuova compagine governativa, che regga il voto del Parlamento.
Se mi domando il perché di tutto ciò, le risposte che mi vengono in mente testimoniano tutta la preoccupante carenza morale, prima che politica, dei nostri rappresentanti.
Mi auguro che tale sentimento pervada tutti gli italiani, o almeno quelli che auspicano un recupero allo sfascio attuale. Purtroppo, però, salvo qualche rara eccezione, non vedo persone consce del dramma del Paese e, quindi, torno a ritenere indispensabile un’azione catartica, che, però, può essere innescata solo da chi risponde a quei requisiti ai quali mi sono richiamato recentemente, avendoli invocati in passato.
Sono certo che se c’è il materiale umano disponibile al sacrificio, come ci hanno insegnato i Padri della Repubblica – oggi denigrata con l’epiteto «prima», ma, di fatto, espressione del ritorno alla democrazia – possiamo avere ancora qualche speranza, ma se pensiamo di cogliere questa nell’accozzaglia che esprime l’attuale panorama politico sbagliamo di grosso.
Al riguardo, è significativa l’uscita di Emanuele Filiberto che dice agli italiani è ora di tornare alla monarchia, prendendo atto dello sfascio provocato della Repubblica. Cerco di reprimere il senso di disgusto che tale esternazione mi determina, venendo da un esponente di una casa reale che tanto male ha fatto al Paese, per poi fuggire non in povertà e dedicarsi ad attività dipinte da molti come tutt’altro che commendevoli.
Ma non basta, poiché negli stessi due giorni, ho letto che qualcuno auspicava un Grillo nel post Mattarella!
Fortunatamente, entrambe le situazioni non hanno avuto echi nei giorni successivi, cosicché il 17 e 18 agosto è ripreso il dialogo tra ex amici ed ex nemici per costituire un Governo di legislatura.
Evidentemente i sondaggi non danno più i risultati in base ai quali il Ministro dell’Interno ha “sparato” contro l’alleato ed il premier invocando subito le urne. Se è così, dobbiamo sbrigarci a riflettere, non dando retta ai “soloni” che invocano l’esempio germanico, peraltro oggi poco esemplificativo in chiave operativa.
Lo ripeto, proviamo a vedere se c’è un’alternativa con un programma a medio e lungo termine serio, che affronti concretamente i problemi indifferibili del Paese. Un piano che individui le fonti per il suo finanziamento, compreso il debito, che possa essere presentato all’Europa, evidenziano i recuperi dovuti alla crescita delle imprese e, quindi, dell’occupazione e, quindi, del gettito fiscale per ammortizzare il debito.
Raccontare agli italiani che riducendo le imposte si può operare il rilancio, quando la crisi del paese è totale, vuole dire mentire, come già hanno fatto altri portandoci non molto tempo fa, alla deriva.
Claudio Bianchi