16.06.2020
Siamo finiti o abbiamo ancora qualche speranza?
L’interrogativo mi sorge in funzione di quanto leggo, ascolto e medito. Cercherò di essere più esplicito sottolineando che il Governo provvede a venire incontro a tutte le esigenze dei cittadini, financo ad assicurare la finanza ai nascituri e per il proseguimento della vita fino al diciottesimo anno di età: che bello! Tutto ciò, però, è anche il risultato di uno scontro tra forze di maggioranza: che brutto! Ma l’interrogativo vero che va posto è: dove saranno trovati i finanziamenti per cotanto impegno?
C’è un capitolo del bilancio dello Stato che prevede l’impegno: bene; ma la copertura nell’attualità e nella prospettiva non pare evidenziata. Peraltro, sempre il Governo prende atto che il prodotto interno lordo è in crollo e, soprattutto, i parametri che segnalano ricchezza sono stabilmente negativi. Che confusione!
Peraltro le opposizioni non entrano nel merito tecnico, limitandosi sempre a critiche generiche: di fatto uguagliano sostanzialmente il livello “culturale” della maggioranza.
Il presidente del Consiglio, da par suo, ha convocato «gli stati generali», speriamo che non finisca come Luigi XVI(!) ai quali, sdegnosamente, non partecipano le opposizioni.
Richiamando un celebre film verrebbe da dire, con riferimento al presidente del Consiglio, che è «tutte chiacchiere e distintivo», se non che gli stessi suoi accoliti premono per togliergli il distintivo, lasciandogli solo le chiacchiere: è un dato di fatto che, probabilmente, spingerà il Soggetto presidente a formare una sua compagine politica, in previsione di prossime elezioni.
Siamo in un baratro, con la presenza ancora incombente del Coronavirus e risalire è quasi impossibile!
Non riesco neanche a capacitarmi del fatto che nessuno spenda una parola in merito alla circostanza che le piogge di questi giorni si sono portate via un altro pezzo di Liguria, nonché aspetti tipici di quell’agricoltura che costituisce un vanto nazionale, come i vigneti.
Allora, tornando all’inquietante interrogativo di partenza, verrebbe da dire che siamo quasi finiti, dove il quasi esprime il riferimento al supporto derivante dai fondi europei erogati senza obbligo di rimborso. A mio parere tale aspettativa non è risolutiva, può farci vivacchiare ma se si abbatte una tegola, come un sisma, e colpisce il centro del nostro richiamo turistico, siamo veramente finiti.
Ecco perché, come un vecchio disco rotto, insisto sull’irrinunciabilità di un programma a medio-lungo termine nel quale siano motivate le condizioni di rimborso dei prestiti attraverso lo sviluppo delle attività e, quindi, dell’occupazione e, di conseguenza, della contribuzione alle entrate del fisco, centrale prima che locale. Per far questo occorre una vera mobilitazione delle forze, soprattutto di quelle latenti, giovanili che debbano avere il coraggio di esporsi per cambiare il volto del Paese, cosa che non potrà mai essere realizzata dai mediocri che oggi si arrabattano a tutti i livelli politici ed istituzionali.
Se questa mobilitazione si paleserà potremo sperare di tornare ad essere un Paese che cresce e può aspirare ad avere un peso nel mondo globalizzato, altrimenti il declino proseguirà fino a ridurci a nulla o, se va meglio, a poca cosa.
Claudio Bianchi