Sono ormai silente da circa due mesi, come mi hanno fatto notare alcuni amici lettori, eppure le vicende accadute sono molte e pesanti.
La verità, confesso, è che proprio la qualità di quelle vicende mi lascia senza parole, proprio con specifico riferimento al tema che mi ero prefissato in origine, e cioè quello delle prospettive per l’Italia.
Mi pare che tutto sia sprofondato in una palude costituita da sabbie mobili, dove attorucoli cercano di fare passi che, di fatto, li impantanano sempre di più.
È troppo facile ora, anche se l’argomento mi stimola, osservare che occorreva andare alle urne quando tutti, salvo l’interessato ed i suoi sodali, urlavano Berlusconi a casa. Era una scelta che avevano seguito paesi più «inguaiati» di noi, come Grecia, Spagna e Francia, ma il Presidente della Repubblica Italiana ha preferito il bliz Monti. Così facendo ha, come hanno evidenziato le consultazioni di febbraio, salvato alla grande Berlusconi, e ciò non era certo quello che voleva, ha dato la stura alla proposta grillina, con le conseguenze sotto gli occhi di tutti e, soprattutto, non è riuscito a far vincere il PD.
Quale coniglio uscirà ora dal cilindro presidenziale? Un incarico esplorativo a Bersani; una proposta di formare un Governo di scopo finalizzato alla revisione della legge elettorale, per andare, poi, a votare, sotto l’egida di un nuovo Presidente della Repubblica. Ma chi può essere l’Eroe che emerge da questo pantano?!
Francamente non ne ho la più pallida idea, ma il dato che mi manca e che, per le ragioni più volte esposte, ricerco sempre è quello degli astenuti e delle schede bianche o nulle.
I media richiamano sempre più spesso il caso Sicilia, come un modello di governance da cui prendere esempio, ma io seguito a domandarmi, anche se con qualche sentimento di gioia, chi ha vinto in quella Regione rappresenta non più del 47% dell’elettorato e questo dato è significativo e va analizzato profondamente per comprenderne la portata.
Ma sul piano nazionale che è successo, la corsa alle urne è stata la solita, si è incrementata o è decrementata.
Quel non partito, che a me piace definire di maggioranza relativa, esiste ancora o si è annichilito tra la proposta di Grillo e l’impegno a favore del PD, piuttosto che del PDL. Io non lo so perché mi manca il dato di riferimento, ma è certo che se c’è ancora qualcuno che crede nell’esigenza di seguire chi propone un programma fatto di cifre e di tempi, quel qualcuno vuole tornare alle urne auspicando che ci sia un coraggioso che, superando il bla-bla-bla, indichi la strada della concretezza, appunto, di valori e tempi.
Il panorama degli eletti appare, però, di tutt’altra struttura: c’è chi si sente forte e dichiara la sua vocazione democratica invitando tutti ad esprimersi su internet; c’è chi, deluso, non sà come conseguire un risultato, anche minimo, che ne giustifichi la presenza; chi provoca provando a dichiarare che se la manciata di voti per governare l’avesse conseguita avrebbe ben saputo come fare. C’è, in fine, il Presidente della Repubblica schiacciato fra le Camere non ancora insediate ed il semestre bianco che incombe.
Dall’estero piovono, come sempre, giudizi, mentre gli indicatori di mercato esprimono nervosismo ma, in effetti, appaiono poco legati ai fatti politici.
Il Paese, quello vero fatto di gente con il problema della sopravvivenza si arrabatta nella peggiore situazione della sua storia e, purtroppo, non è improbabile che il vulcano della rabbia vera esploda, con conseguenze che le attuali strutture di Governo non appaiono in grado di affrontare.
Mi rendo conto che il cortese lettore può accusarmi di fare denunce, ma di non corrispondere all’impegno insito nel titolo di queste riflessioni. Condivido la mancanza di dettagli della mia proposta, ma non il suo fondamento. Infatti, invoco programmazione e ne indico le linee, fino ad immaginare un semplice schema che, però, nessuno ha contribuito a riempire, neanche qualche neoeletto al quale lo avevo affidato dicendogli, provi a riempire la varie caselle, perché se ci riesce avrà giustificato il suo proposito di svolgere un ruolo parlamentare. Purtroppo, non ho sentito battere nessun colpo, eppure quella è, a mio sommesso parere, l’unica strada per riprendere un cammino. Le bellissime idee di sostenere le imprese supportandole con tagli fiscali ed apertura del credito, hanno bisogno di un presupposto programmatico, e cioè stabilire su quali imprese e per quali obiettivi effettuare gli investimenti.
Il discorso, oggi, non può essere generalizzato perché ci sono settori senza futuro, che non vanno difesi, bensì occorre investire come ho detto e ridetto, nella riconversione che risponda a quanto servirà al Paese inserito nel contesto globale.
Se qualcuno ci crede, ha voglia e forza batta un colpo e sono sicuro che il magma si muoverà e potrà essere utilmente plasmato.
Claudio Bianchi