(71) Segue: Le prospettive…
10.10.2022
Mi colpisce che oggi, 6 ottobre 2022, non trovo una riga sul tema «atomica», il quale aveva tenuto banco nei giorni scorsi sulla carta stampata e nei talk show.
Mi domando come mai: il problema forse è risolto!
Magari, se così fosse potrei tornare a dormire, aspetto che ho dimenticato da quando il rischio atomico è diventato pressante, soprattutto per l’amplificazione dei media.
Questa ipotesi non mi convince, anche se l’auspicherei, per i seguenti motivi:
- il «deus» russo appare alle corde rispetto alla guerra convenzionale, che la controffensiva ucraina sembra dominare;
- questo stato delle cose può essere accettato passivamente dal citato dominus russo? Certamente no, perché è umiliante per chi ha iniziato l’occupazione militare dell’Ucraina dichiarando che la questione sarebbe stata risolta in «quattro e quattro otto». Allora allo «ZAR» non resta che giocarsi l’atomica, sia pure controllata nella sua potenza distruttiva;
- ecco, quindi, che il rischio nucleare diventa pressante, rispetto alla sua possibile traduzione operativa, che significa distruzione di persone e cose.
Ma oggi non se ne parla: perché? C’è un veto dei proprietari dei media? Oppure degli Organismi superiori che giudicano inopportuno insistere sull’argomento?
Mi domando, però, se è così che si fa informazione per il cittadino, al quale si preclude anche, ammesso che ce ne sia, una via di fuga rispetto al ricordato rischio atomico.
Confesso che questo silenzio sull’argomento accresce la mia paura, non per me, che sono troppo vecchio per averne, ma per i miei nipoti, i loro genitori ed, in genere, i giovani con tante legittime attese di vita avanti a loro.
Il Governo in formazione che fa, al riguardo? Le notizie lo danno impegnato soprattutto nella scelta dei soggetti ai quali affidare la poltrona di ministro, sottosegretario e quant’altro, mentre l’impegno estero è focalizzato sulle iniziative afferenti gli oneri relativi alle fonti energetiche.
In tale contesto che possiamo aspettarci? Le roboanti promesse elettorali hanno trovato, ormai, la loro perversa realtà, mentre gli incontri internazionali, bilaterali e di contesto non sembrano aprire a soluzioni generalizzate ma, piuttosto, vicine agli interessi dei paesi che trovano gli accordi.
Ho sentito un esperto dichiarare che l’Ucraina sta vincendo la guerra, ma non credo che questa sia una soluzione, rispetto al pericolo che ho prima descritto.
Debbo dare atto al Santo Padre di essere stato l’unico ad invocare la pace esprimendo modalità concrete per la stessa. Infatti, ha imposto a Putin di depositare le armi ed al suo nemico di prepararsi ad una resa onorevole, che preveda la ricostruzione ed il rimborso, per quanto possibile, dei danni. In altri termini il Vicario di Cristo è l’unico che ha chiaramente individuato la modalità per far cessare la guerra, imputando a ciascuno dei due nemici le colpe dello stallo in cui versa il conflitto. Egli ha anche stigmatizzato la nefandezza dell’uso di armi atomiche, con ciò freddando tutti i fautori di tale soluzione.
Mi domando se vorranno ascoltarlo; spero di si considerando il suo carisma in ambito di fervente preghiera.
In ogni caso, riterrei che in pieno periodo bellico non dovrebbe essere assegnato il nobel per la pace, poiché il coinvolgimento diretto ed indiretto è globale, cioè riguarda tutti, anche chi si dichiara contrario.
Claudio Bianchi